La semplicità di osare
Grande affluenza di pubblico per la prima degustazione dell’anno con i ragazzi del Macafame giovedì 25 gennaio a Zanè. Il titolo della serata “Aperitivo con i vini de LA CASTELLADA” poteva trarre in inganno l’appassionato meno esperto ma non i 50 presenti alla serata che hanno potuto godere dei vini di quest’azienda di Oslavia (Gorizia) che sanno reggere aperitivo, primo, secondo e bis compresi.
Per me è stato il primo viaggio approfondito all’ interno di questa realtà di cui avevo già assaggiato qualcosa ma che avevo sentito decantare più di una volta negli ultimi anni. L’incontro con LA CASTELLADA, rappresentata per la serata da Stefano Bensa, è stato fulminante. La semplicità di Stefano e del suo modo di raccontare il suo lavoro, la sua filosofia, va a braccetto con i bianchi assaggiati durante la serata; bianchi diretti, semplici per modo di dire, ma che hanno dietro (come spiegato dettagliatamente) anni di prove e sperimentazioni più o meno riuscite, di strade abbandonate per arrivare al risultato sperato.
Tutti i vini subiscono un processo di macerazione che li avvia ad un lungo e lento affinamento; macerazione che per la famiglia Bensa è quasi naturale ma fino a qualche anno fa non era ben vista per i vini bianchi, così come lo svolgimento della fermentazione malolattica che di solito è contemplata nei vini rossi.
Un processo difficile, quello della macerazione dei vini bianchi sulle proprie bucce, che richiede anni di esperienza e di tentativi per trovare il giusto equilibrio tra le sostanze rilasciate al mosto ed il risultato finale. Durante la serata, con un pubblico molto curioso, sono stati affrontati temi anche delicati come l’aggiunta dell’anidride solforosa sia durante i travasi che prima dell’imbottigliamento, i trattamenti in vigna sia della pianta che del terreno e la difficoltà di innescare le fermentazioni senza lieviti selezionati.
Le risposte di Stefano sono state chiare, precise e ci hanno portato in un ‘unica direzione: ogni annata, ogni partita d’uva è diversa e deve essere gestita in maniera diversa, è la conoscenza della materia prima da parte di chi produce il vino che fa la differenza e permette di creare dei prodotti come quelli degustati questa sera.
Stefano va personalmente in una vigna in cui coesistono Friulano e Sauvignon per raccogliere le uve ed evitare di mescolare le due qualità che, derivando dallo stesso ceppo, potrebbero essere confuse da un occhio meno esperto; questo ci fa capire l’attenzione e la ricerca della qualità di questa cantina.
Qui sotto un breve resoconto dei vini degustati; i punteggi non vogliono essere assoluti ma rispecchiano il piacere che hanno portato in me questi vini, confrontandoli uno con l’altro; il + indica la qualità che mi ha più impressionato durante l’assaggio.
Bianco della Castellada 2011 (Pinot grigio 50% Chardonnay 30% Sauvignon blanc 20%)
Il colore è dorato, luminoso con profumi che rimandano alla mela renetta, camomilla ed erbe officinali; in
bocca si nasconde un po’, fa sentire qua e là qualche spigolo con un finale lungo ma non lunghissimo
87 + EQUILIBRIO
Ribolla 2011 (Ribolla gialla 100%)
Ambrata e lucente colpisce per la sua mineralità persistente e quel potpourri di fiori gialli e frutta
disidratata. Una freschezza fuori dal comune colpisce il palato e fa passare inosservati i 13,5%. Scalpita e si
dimena in bocca alla ricerca di un equilibrio che ritroverà da qui a qualche anno.
89 + LONGEVITA’
Friulano 2011 (Tocai Friulano 100%)
Giallo paglierino con una grande consistenza; al naso escono profumi tipicamente minerali assieme a
sambuco e pesca bianca. Colpisce per la sua rotondità e per l’entrata non invadente, ma carica di calore.
86 +COMPLESSITA’
Pinot grigio 2011 (Pinot Grigio 100%)
Un ginger brillante colpisce l’occhio e spiazza, così come i sentori vegetali e di more sullo sfondo minerale. I profumi sono delicati ma l’entrata in bocca è quella di un generale: tutti sull’ attenti per questo vino diritto, squadrato, con un lungo finale che lascia i nostri sensi in maniera delicata.
90 + DELICATEZZA
VRH 2007 (Chardonnay 75% Sauvignon blanc 25%)
Un aranciato che rapisce quanto è bello. Frutta secca, miele e note terziarie di smalto fanno pensare a
quello che non sarà (un vino dolce). Di un equilibrio pazzesco, ai massimi livelli, acidità ben integrata con
una morbidezza fuori dal comune per un bianco che porta splendidamente i suoi 10 anni.
95 +EMOZIONE