In vita mia penso di aver bevuto la Vitovska cinque o sei volte, sempre in maniera fugace, senza prestarci molte attenzioni ma con la consapevolezza di doverla approfondire perché c’era qualcosa che mi sfuggiva e mi intrigava. Forse questo mio freddo ed inconsapevole distacco è stato un modo per tenerla alla larga e non doverla affrontare, ma qualche giorno fa non ho potuto sottrarmi alla resa dei conti (grazie Silvia!).

Siamo al Macafame di Zanè , serata di Carso, serata di Vitovska. Dieci espressioni di questo vitigno al confine tra Italia e Slovenia mi aspettano al varco per inquadrare finalmente questo vino. Spoiler: sono uscito più confuso di prima.

I vini sono divisi in tre batterie per metodo di vinificazione; acciaio, solo legno, pietra/anfora ed eventuali passaggi in legno. Un’ occasione unica per valutare questo vitigno tridimensionale che sorprende per versatilità e capacità di adattarsi ai diversi metodi e stili dei produttori.

La mia sensazione è quella di un vitigno che sa travestirsi per l’occasione ma che mantiene la sua schiena dritta fatta di acidità e verticalità, lasciando che i profumi si sbizzarriscano dal gelsomino fino al miele, assecondando le intenzioni dei vigneron.
Un vino non semplice, non per tutti ma che sa regalare emozioni e sensazioni forti, come solo pochi sanno fare.

Qui sotto alcuni dei miei personali migliori assaggi.

Matej Svara 2020, solo acciaio
Un vino completo e complesso nella sua semplicità, caldo al naso ma fragrante e profumato, che non stanca.

Zidarich 2021, legno
La linea green e giovane di questo produttore esce con un vino sapido e di grande pulizia. Un Estathè alle erbe aromatiche di bellissima beva.

Skerlj 2018, tini di pietra carsica e legno
Vino lungo intenso e avvolgente, da bere con molta pazienza. Richiede tempo e si evolve nel tempo, un vino da farci discorsi seri una volta aperta la bottiglia.

Un grazie finale alla famiglia del Macafame, accogliente, semplice e delicata. La professionalità, sia nel bere che in cucina, non si improvvisa.