Rosso Piemonte
La seconda serata del progetto Zommelier si apre con una frase di Mario Soldati “Il vino è la poesia della terra” che, è vero, potrebbe calzare ad ogni serata di degustazione semiseria ma in questa è particolarmente azzeccata; il tema della degustazione-chiaccherata riguarda i vini rossi del Piemonte, terra natale del regista e scrittore che ha regalato perle immortali per gli amanti del calice mezzo pieno.
La carrellata di vini rossi proposti vuole essere una panoramica non esaustiva del territorio Piemontese ed in particolare sui rossi “tradizionali” della regione; una sorta di avvicinamento ad un mondo meraviglioso, fatto di innovazione e tradizione.
Per i partecipanti è stata sicuramente l’occasione per capire che il dolcetto non è un vino dolce, che la barbera è un vitigno dalle mille sfaccettature e potenzialità e che dire nebbiolo è come dire “rock”, dietro a questo vitigno ci sono immensità di stili, versioni e storie.
La storia vitivinicola di questa regione si snoda in parallelo attraverso due mondi tanto opposti, quanto vicini, il mondo contadino dei borghi e delle campagne langarole e le tavole dei palazzi reali dell’allora capitale d’Italia; l’esempio del Barolo e delle sue evoluzioni in fatto di metodi di produzione e legame con il territorio hanno fatto da scenario alla piccola introduzione che ha aiutato gli ospiti a calarsi in questa serata.
I vini degustati sono stati divisi in due batterie da tre cavalli ciascuna.
L’ introduzione è soft e vinosa con un Dolcetto D’ Alba che racchiude in sé le caratteristiche tipiche di questo vitigno, la freschezza e la pronta beva; sicuramente un vino quotidiano. Il secondo vino è una Barbera d’ Asti classica e pulita, acciaio e niente più; ancora un po’ scalciante al sorso ma ben equilibrata e con una grande potenzialità di abbinamento con i piatti della tradizione e non solo. Il finale della prima batteria ci mostra fino a dove può spingersi una barbera: Barbera d’Asti DOCG superiore 2010, legno non invadente ma perfettamente integrato con l’alcol (15%) che non stanca ma invita chi si accosta al bicchiere a tornarvi più e più volte alla ricerca di quella nota odorosa che cambia con il passare dei minuti.
Dopo una piccola pausa di riflessione gastronomica in cui i commenti e le disquisizioni più o meno tecniche cominciano ad emergere (“di questo una bottiglia da solo me la berrei, di quello non so…ma proverei!”) ci carichiamo per la seconda batteria; passiamo alla fase più “delicata” della serata, i nebbioli.
Il primo nebbiolo è atipico e non per la zona di produzione; il naso è nascosto e velato da quella patina che si perde poi con il passare dei minuti. In bocca ha un’entrata decisa ma avvolgente, particolarmente carico di colore e non ancora perfettamente bilanciato ma il giovane ha una buona strada davanti. Con il secondo nebbiolo saliamo in una zona ancora poco battuta del Piemonte, la zona del Boca DOC; interessante nebbiolo carico di note speziate, fresco in bocca e con un gran potenziale davanti (era un 2011) che fa ben sperare.
Chiudiamo la serata con un vino che non può mancare ad una degustazione piemontese: il Barolo.
La scelta per far approcciare i presenti al vasto e sconfinato mondo del Barolo è stata guidata da tre parole, tipicità, innovazione e qualità/prezzo, si certo sono 4 ma le ultime due devono andare a braccetto quando si parla di vino. Tipicità perché il rispetto per l’ambiente e le grandi botti sono alla base dei Baroli di questa maison; innovazione perché è una realtà in continuo movimento e che sperimenta senza sosta in un luogo in cui, spesso, tutto sembra non muoversi mai. Infine qualità/prezzo perché il Barolo Serralunga 2011 dell’azienda Ettore Germano è un Barolo che di “base” ha solo il nome, ci avvicina a quelli che sono gli aspetti tipici del barolo, la raffinatezza e pulizia dei profumi in aggiunta alla sua velata tannicità.
Non poteva mancare, a concludere il nostro viaggio, una tartarre di carne con scaglie di formaggio grana, aceto balsamico e, per i più arditi, una spolverata di tartufo nero.
Soddisfatti di questo incontro lasciamo la serata promettendoci che non sarà l’ ultimo ma il primo di tanti: il Piemonte e le langhe saranno li, sornioni, ad aspettarci.